martedì 2 febbraio 2016

I Babilonesi erano in grado di calcolare l'orbita di Giove

Eccoci tornati nel mondo della storia. Non siamo a caccia di UFO, o almeno per ora. La notizia arriva dal passato: traducendo alcune tavolette è saltato fuori che gli astronomi babilonesi ricorrevano a una forma avanzata di geometria per leggere il cielo notturno. Come spesso accade in questi casi, a pubblicare la scoperta la rivista Science (la copertina nella seconda immagine). Secondo questa teoria, i Babilonesi potevano prevedere la posizione nel cielo di un pianeta tramite figure geometriche. Ovviamente i pianeti conosciuti da sempre, da Mercurio a Saturno. Infatti Urano (1781) e Nettuno (1846) sono stati scoperti solo dopo, considerando che se esiste Planet Nine. Noi non lo sappiamo nemmeno oggi... Le tavolette tradotte contengono informazioni con cui determinare l'orbita di Giove per 120 giorni, a partire da un giorno in cui il pianeta gigante compariva all'alba. E pensare che questa teoria sembrava essere stata inventata a Oxford, un millennio dopo. Tutti noi siamo a conoscenza del senso di matematica dei Babilonesi. Questi sapevano calcolare la radice quadrata di 2 con una buona approssimazione e utilizzavano 4.000 anni prima di Pitagora il Teorema. Inoltre documentavano fenomeni astronomici come il passaggio della cometa di Halley. Nessuno avrebbe mai immaginato questo e nemmeno aveva provato a scervellarsi per un calcolo astronomico babilonese. A riuscirci Mathieu Ossendrijver dell'Università Humboldt di Berlino, il quale per questa impossibile ricerca ci ha impiegato ben 13 anni. Il tedesco è stato il primo a capire che le tavolette avevano un legame con Giove. Alla fine Ossendrijver é riuscito a trovare nella collezione del British Museum una tavola intatta per ricostruire il senso delle altre. In pratica gli astronomi Babilonesi ricorrevano ai trapezi per rappresentare con dei simboli velocità, tempo e posizione. Una volta ottenuti i dati, con il calcolo dell'area del trapezio {[(B+b)•h]:2}  trovavano tutti i dati necessari. "Ci sono migliaia di tavolette disseminate nei musei che non sono mai state tradotte" conclude Ossendrijver "Non solo: spesso sia.l in grado di tradurle ma di comprenderne il significato solo in un momento successivo". Possibile che fra queste tavolette si parli anche di Planet Nine?? Perché no...





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