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mercoledì 6 luglio 2016

Una frenata da brividi porta Juno nell'orbita di Giove

Ieri la sonda Juno ha, come secondo programma, raggiunto l'orbita del pianeta più grande del Sistema solare, Giove. Con una frenata da brividi di oltre 35 minuti ha ridotto la velocità da 200mila chilometri orari a soli 2mila per aggrapparsi all'orbita di Giove. La sonda si avvicinerà a meno di 4mila chilometri, tanto da infrangere un nuovo record. Soddisfazione immensa nei centri di controllo di Houston per la NASA e per tutte le agenzie aerospaziali. Come sappiamo, l'atmosfera gioviana è composta da vortici, cicloni, tempeste talvolta messi insieme, come nella grande macchia rossa. Così in perfetto orario, 5:35 italiane di martedì 5 giugno, Juno è entrata nell'orbita di Giove. Negli USA ciò è avvenuto, come da programma, il 4 luglio, giorno dell'Indipendence Day. Tutte le comunicazioni fra la sonda e Houston hanno un ritardo di ben 48 minuti che complica molto l'invio di immagini da parte della sonda, al quale si procederà in un secondo momento. Fra 53 giorni, verso la fine di agosto, Juno completerà la sua prima orbita attorno al gigante gassoso. Lì arriveranno le prime immagini. Ovviamente la vicinanza comporta un attacco di scariche di particelle subatomiche alla velocità della luce; per questo la sonda è dotata di un'immensa blindatura senza precedenti. In precedenza, la Pioneer 11 del 1974 che arrivò però 10 volte più lontana. Questo il commento di Roberto Battiston, presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana: "Juno è una missione storica che vede ancora una volta NASA e ASI (Agenzia Spaziale Italiana, ndr) insieme alla ricerca di informazioni fondamentali per spiegare le origini del sistema solare. Lo studio di Giove è anche una grande sfida scientifica e tecnologica a cui l’Italia partecipa con due strumenti all’avanguardia grazie a INAF e a industrie come Leonardo Finmeccanica e Thales Alenia Space. Questa missione dimostra come la comunità scientifica italiana giochi un ruolo di primissima importanza, inoltre la partnership storica con la NASA si è dimostrata una cruciale opportunità di crescita sia delle aziende che dei ricercatori italiani. Lavorare fianco a fianco con l’agenzia spaziale numero uno al mondo ha permesso un salto di qualità immenso per il sistema paese, sia per la capacità tecnologica che per il nostro capitale umano". E anche Giove è raggiunto. Quale sarà il prossimo obiettivo?
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sabato 2 aprile 2016

Filmato un oggetto sospetto che si avvicina a Giove

Non vi abbiamo raccontato mai un caso del genere, anche se in generale è un'anomalia spaziale. Il video che trovate qui sotto è stato ripreso in diretta lo scorso 17 marzo da Gerrit Kernbauer e dall'irlandese John McKeon, due astrofili. Mentre osservavano Giove con attrezzature non sofisticatissime, un piccolo bagliore di pochi secondi comparve alla destra del gigante gassoso. Riguardando le registrazioni, il bagliore esiste veramente e non è un'illusione ottica. Non è tuttora chiaro cosa sia quel bagliore, se si tratti di un asteroide o di una cometa. In generale gli scienziati sostengono che dai filmati l'impatto sia di entità modesta, di conseguenza è probabile che fatte le debite proporzioni si tratterebbe di un grosso bolide per la nostra Terra. Non accade spesso che gli astronomi filmino questi scontri, altri eventi del genere risalgono al 2009, 2010 e al 2012. “E’ più probabile che si tratti di un asteroide per un fatto puramente probabilistico” ha riferito al sito space.com Paul Chodas, responsabile del programma Near-Earth Object Program del Jet Propulsion Laboratory. Le dimensioni precise del corpo celeste sono e rimarranno sconosciute per sempre. Non si tratta di UFO, questo è sicuro.




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martedì 2 febbraio 2016

I Babilonesi erano in grado di calcolare l'orbita di Giove

Eccoci tornati nel mondo della storia. Non siamo a caccia di UFO, o almeno per ora. La notizia arriva dal passato: traducendo alcune tavolette è saltato fuori che gli astronomi babilonesi ricorrevano a una forma avanzata di geometria per leggere il cielo notturno. Come spesso accade in questi casi, a pubblicare la scoperta la rivista Science (la copertina nella seconda immagine). Secondo questa teoria, i Babilonesi potevano prevedere la posizione nel cielo di un pianeta tramite figure geometriche. Ovviamente i pianeti conosciuti da sempre, da Mercurio a Saturno. Infatti Urano (1781) e Nettuno (1846) sono stati scoperti solo dopo, considerando che se esiste Planet Nine. Noi non lo sappiamo nemmeno oggi... Le tavolette tradotte contengono informazioni con cui determinare l'orbita di Giove per 120 giorni, a partire da un giorno in cui il pianeta gigante compariva all'alba. E pensare che questa teoria sembrava essere stata inventata a Oxford, un millennio dopo. Tutti noi siamo a conoscenza del senso di matematica dei Babilonesi. Questi sapevano calcolare la radice quadrata di 2 con una buona approssimazione e utilizzavano 4.000 anni prima di Pitagora il Teorema. Inoltre documentavano fenomeni astronomici come il passaggio della cometa di Halley. Nessuno avrebbe mai immaginato questo e nemmeno aveva provato a scervellarsi per un calcolo astronomico babilonese. A riuscirci Mathieu Ossendrijver dell'Università Humboldt di Berlino, il quale per questa impossibile ricerca ci ha impiegato ben 13 anni. Il tedesco è stato il primo a capire che le tavolette avevano un legame con Giove. Alla fine Ossendrijver é riuscito a trovare nella collezione del British Museum una tavola intatta per ricostruire il senso delle altre. In pratica gli astronomi Babilonesi ricorrevano ai trapezi per rappresentare con dei simboli velocità, tempo e posizione. Una volta ottenuti i dati, con il calcolo dell'area del trapezio {[(B+b)•h]:2}  trovavano tutti i dati necessari. "Ci sono migliaia di tavolette disseminate nei musei che non sono mai state tradotte" conclude Ossendrijver "Non solo: spesso sia.l in grado di tradurle ma di comprenderne il significato solo in un momento successivo". Possibile che fra queste tavolette si parli anche di Planet Nine?? Perché no...





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